Il mio ricordo di Costanzo Preve

Costanzo Preve per me è stato molto importante. Soprattutto grazie al suo insegnamento, alla fine, mi sono deciso a compiere un passo, la rottura con ciò che resta della sinistra marxista, rivelatosi, ogni giorno che passa, assolutamente necessario e salutare. Conobbi Preve di persona nel 2002, ad un «movimentato» campeggio organizzato dal Campo Antimperialista nelle vicinanze di Assisi. Ricordo che quando usciva dal suo bungalow veniva attorniato dai partecipanti al campeggio, in maggioranza giovani dai 20 ai 30 anni. Veniva spontaneamente considerato un Maestro, molti avevano domande da porgli e veniva ascoltato con riverenza. Ricordo che una volta, in quell’occasione, durante il pranzo, l’ho visto farsi scuro in volto, mettersi le mani in faccia, abbandonare la tavolata prima di finire e ritirarsi nel suo spazio. Pensavo fosse giù di morale, dopo ho appreso che già allora aveva seri problemi di salute.
In quei tempi avevo cominciato a leggere Preve, portavo con me in quella occasione un suo libro dal titolo Filosofia e marxismo, ma prima di rompere con la sinistra dovevano passare degli anni. Nel frattempo avevo messo su assieme ad altri un forum telematico dal nome Marxiana in cui ci si esercitava nel sinistrismo, nell’ortodossia marxiana e nell’analisi di non decisive questioni economiche, anzi decisamente fuorvianti analizzate in quel senso. Una discussione che mi lasciava molto insoddisfatto e ad avviare la rottura giunsero le polemiche, sorte anche nel forum, intorno alla partecipazione di Preve nel 2008 ad un dibattito alla libreria Comunardi di Torino, che vedeva la presenza di Alain de Benoist. L’evidente assurdità e l’ingiustizia del comportamento mantenuto nei confronti di Preve furono i due principali motivi che mi spinsero a troncare con questo forum. Da allora mi sono dedicato allo studio più intensivo delle opere di Preve che mi ha consentito di liberarmi dall’ideologia «di sinistra», il che mi ha liberato la mente e mi ha permesso di fare una cosa che avrei sempre voluto fare, portare avanti dei miei studi, ma che il mio restare ancora attaccato ad un’ideologia ormai sterile non mi aveva consentito di fare pienamente.
Preve è stato decisivo per la mia formazione, ma in internet (tutto oggi avviene attraverso internet) incontrai il blog di La Grassa. Se Preve è importante per la formazione, La Grassa, da scienziato della politica, fornisce gli strumenti per l’azione, seppur ipotetica. Si era già formata una frattura tra la scuola di Preve e quella di La Grassa, il quale pure ha dato un contributo fondamentale alla demolizione dell’ideologia «di sinistra» e alla creazione di una nuova teoria. Ed io aderii alla scuola di La Grassa, perche sembrava avere maggiori risvolti pratici. Preso dalla nuova esperienza ed avendo abbandonato il sinistrismo, ma non ancora il fanatismo ideologico che vi si accompagna, scrissi un articolo al cui interno, pur riconoscendo l’importanza del lavoro di Preve, mi dimostravo ingeneroso nelle critiche sulla questione del «comunitarismo», che in realtà non avevo capito appieno. Inoltre, litigai per telefono con Preve a causa di un atteggiamento che probabilmente deve essergli apparso alquanto insolente. Per fortuna (per il sottoscritto, perché non penso che la cosa per Preve sia stata fonte di grande preoccupazione) ho avuto tempo di recuperare. Dopo aver rotto anche con la scuola di La Grassa (forse in modo sbagliato perché credo che sia necessario unire gli sforzi al di là delle baruffe ideologiche, filosofiche, teoriche o quant’altro), ho scritto un articolo in cui ho cercato di evidenziare quelli che sono, secondo me, gli errori alla base della frattura tra le due scuole, soprattutto sulla base di uno studio più approfondito della filosofia di Preve, meno segnato da esigenze personali o di scuola. In maggio gli telefonai, mi disse che aveva letto con attenzione, un paio di volte, il mio articolo, come per dire: «Guarda che bisogna studiare con attenzione!». Mi disse che non poteva rispondere, perché era caduto mentre era in bagno e forse sarebbe dovuto tornare in ospedale, e che inoltre era molto giù di morale perché il suo ultimo libro sulla storia della filosofia – forse la sintesi del lavoro di una vita – era stato accolto come nel vuoto. Confesso che ci sono rimasto male e ho pensato: perché ha risposto al mio articolo precedente, che era stato per me molto meno impegnativo, e non vuole invece rispondere a quest’ultimo? Non ho pensato che stesse effettivamente male malgrado avesse affermato di essere in uno stato di salute molto precario. In questi giorni avevo pensato di telefonargli per sapere come stava e per esporgli, se ne avesse avuto il tempo e la pazienza, le linee di un lavoro per me impegnativo che sto portando avanti. Questo, però, non è più possibile.
Ribadisco quanto scrivevo nel mio ultimo articolo ossia che Preve è un pensatore epocale, la questione del nichilismo e del ripristino del valore della filosofia sono cruciali. Il fatto che non venga manifestato, neanche in occasione della morte, il giusto riconoscimento ad uno dei più grandi filosofi del nostro tempo, è solo un’altra manifestazione del degrado, non solo culturale, in cui versa l’Italia. Ci sarebbe, in effetti, da stupirsi del contrario. Il tempo farà giustizia.

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