Immigrazione: il modello americano non può essere il nostro

L’ultima rivoluzione dell’europa. L’immigrazione, l’islam e l’Occidente è il «più importante (most striking) libro apparso, in ogni lingua, sull’immigrazione in Europa occidentale», non possiamo non concordare con Perry Anderson1. Per ampiezza, profondità e realismo questo è un testo imprescindibile sull’argomento. Christopher Caldwell è un giornalisa e scrittore statunitense di orientamento conservatore, e forse per questo è portato a «sopravvalutare» (Anderson) il «pericolo islamico», tuttavia si nota da parte della sinistra, a cui appartiene Anderson, una caratteristica sottovalutazione delle conseguenze di una consistente popolazione araba in Europa, la cui cultura e i cui usi e costumi sono molto diversi da quelli europei, situazione da cui possono nascere conflitti terribili.
Caldwell è molto chiaro ed esplicito: l’esportazione del tipo di società statunitense in Europa potrà avere alla lunga effetti devastanti. Non è necessario essere «patrioti europei» (ammesso che esista tale figura) per muovere da una simile preoccupazione, basta essere degli occidentali con un po’ di sale in zucca.

«L’immigrazione in Europa è americanizzazione», scrive Caldwell. Ecco, finora nessuno aveva dato una descrizione più precisa del fenomeno. Sottolineo però che si tratta principalmente una descrizione e non un’analisi. Il che è già molto. In un precedente articolo scrivevo della influenza del modello marxiano bel al di là del fu movimento comunista. Nell’ambito delle scienze sociali resta tutt’oggi uno dei principali modelli a cui ci si rivolge quando si vuole effettuare un’analisi. Ciò vale anche per Caldwell, il quale in un capitolo intitolato «l’economia dell’immigrazione» passa in rassegna le possibili cause dell’immigrazione, identificate con le cause economiche, per concludere che queste sole non sono sufficienti a spiegare il fenomeno:

«Ufficialmente, Gran Bretagna, Francia e Germania avevano chiuso le porte all’immigrazione di massa alla fine degli anni Settanta. Avevano raggiunto un livello di saturazione economica. I vantaggi che l’immigrazione apportava (in teoria) al sistema capitalistico erano meno evidenti (in pratica) per gli elettori, a cui pareva che un maggior numero di lavoratori significasse disoccupazione. Tuttavia, la chiusura dei programmi di reclutamento di forza lavoro e lo stanziamento di generose indennità per il rimpatrio della manodopera non riuscì ad arginare l’immigrazione. Che ci fosse sotto qualche disegno occulto o si trattasse di semplice negligenza, fatto sta che il flusso continuò inarrestabile.»

Sicuramente l’immigrazione le classi dominanti l’hanno voluta per abbassare il costo del lavoro e per demolire lo stato sociale (anche quest’ultima può essere considerata una forma di americanizzazione), questi fattori concorrono sicuramente, ma ci restituiscono un”immagine limitata del fenomeno.

Perché si è voluta «americanizzare» l’Europa? Se andiamo oltre il modello marxiano ed entriamo con La Grassa oppure con Charles Tilly2 nell’ambito dei rapporti conflittuali-strategici tra stati e sistemi sociali, possiamo evitare il ricorso a «disegni occulti», possiamo vedere che stati europei con una popolazione omogenea possono essere un pericolo per l’egemonia degli Usa, i quali tale popolazione omogenea non hanno. Ecco perché tendono ad assimilare, ad americanizzare le nazioni sulle quali hanno maggiormente influenza.

Caldwell non utilizza questo tipo di analisi, singolarmente, da conservatore, applica principalmente il modello marxiano, tuttavia vede chiaramente la natura del fenomeno:

L’immigrazione è americanizzazione. Sono le due facce dello stesso disastroso sistema di rapporti economici che sta soppiantando quello della tradizione europea.

Fin quando gli Usa sono stati egemonici questa americanizzazione è stata un effetto «spontaneo» dell’egemonia esercitata dall’ideologia della «società multiculturale», ora che questa egemonia si sta incrinando questa americanizzazione è un fine perseguito direttamente. In Italia in merito abbiamo un osservatorio privilegiato, da qualche tempo a questa parte, l’esercito italiano è impegnato in un lavoro di traghettamento di immigrati in Italia, che poi vengono abbandonati nelle città italiane (un’autentica infamia commessa contro la popolazione italiana, sia quella originaria che quella composta da immigrati regolari venuti in Italia per lavorare). Qualche giorno fa, secondo quanto riportano i maggiori quotidiani3, c’è stata un’operazione che ha portato migliaia di immigrati dalle coste libiche in Italia. Ad una avrebbe addirittura partecipato di persona il ministro della difesa britannico.

È noto che sull’esercito italiano gli Usa esercitano una certa influenza, per così dire. Il comportamento della Marina italiana non è assurdo se escludiamo che esistano direttive dall’alto e da oltreoceano? Lasciamo il giudizio al lettore.

Gennaro Scala

1. Portents of Eurabia, The National, August 28, 2009 http://www.thenational.ae/arts-culture/books/portents-of-eurabia
2. Vedi sempre il mio Ripensare la rivoluzione francese
3. Maxi soccorso a 3480 migranti su 15 barconi: verranno in Italia Isis rapisce 86 eritrei cristiani] Maxi soccorso a 3480 migranti, http://www.corriere.it/cronache/15_giugno_06/libia-14-barconi-migranti-straordinaria-operazione-soccorso-c4339aa8-0c63-11e5-81da-8596be76a029.shtml

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